G102T21 Verona - Verona

Domani mattina Pawel Poljanski andrà a fare shopping, gli serve un paio di scarpe nuove. Non scarpe da ciclismo, però, calzature eleganti: sabato prossimo si sposa. Mirco Maestri non sa a che ora si sveglierà, dipende dai suoi bambini: soprattutto da Leonardo, il maggiore, è un mese che chiede di andare al mercato di Luzzara col papà. I figli di Rubén Plaza e Thomas De Gendt invece andranno a scuola: Plaza ha un gran desiderio di accompagnare Mario e chiedergli se alla fine ha trovato la sua figurina; De Gendt di andare a prendere Timo e Amber e di coccolarseli tutto il giorno.

Domenico Pozzovivo farà un giretto al bar: non sa quale, l’importante è che ci sia più di un quotidiano. Anche i più giovani tendenzialmente sceglieranno il bar. Per una colazione normale, soprattutto, ma anche per qualche racconto sul primo Giro d’Italia che hanno corso e finito. Andrea Garosio sarà sul lago d’Iseo con amici, cappuccino e cornetto; Luca Covili in Emilia coi genitori e la sorella, che studia scienze motorie ed è per lui un esempio. 

Marco Frapporti invece non aspetterà domattina per incontrare la sua compagnia: i suoi amici sono qui a Verona, dopo la fine della crono l’obiettivo è uno spritz o due. Ancor più celere Enrico Gasparotto, che appena qualche metro dopo aver tagliato il traguardo si ritrova già con una lattina di birra nel caschetto: “Avere 15 anni di carriera alle spalle significa incontrare ovunque persone che conoscono le tue necessità e ti accontentano”. E domattina? “Domattina a un certo punto mi alzerò, ma solo per spegnere la sveglia”.

Altri corridori – ahiloro – non potranno far sarata, perché hanno un aereo e gli tocca svegliarsi all’alba. Chad Haga, vincitore emozionato dell’ultima tappa, volerà su Girona, dove non vede l’ora di potersi bere un caffè in terrazza con sua moglie e di mettersi a suonare il piano: “Qualcosa di intenso, come il Giro. Probabilmente Rachmaninov”. Anche Giovanni Carboni andrà all’aeroporto, ma non per partire: la sua ragazza corre in bicicletta come lui e sta tornando dal Giappone, dove ha appena gareggiato. Francisco Ventoso una volta a casa porterà il suo cane Dorito a fare un giro, dopodiché penserà a cucinare: gnocchi alla sorrentina. Alla categoria di quelli che hanno già in mente un bel pranzetto per domani si aggiunge Pieter Serry: stamattina ha chiesto ai suoi di ordinargli una porzione maxi di patatine belghe presso il suo frituur preferito, appuntamento a mezzogiorno circa.

Qualcun altro non ha proprio nessun programma, invece – a parte dormire. Jan Hirt partirà a breve per la Repubblica Ceca col camper di suo fratello, che l’ha seguito qui al Giro nell’ultima settimana: domani, dunque, non si muoverà dal letto. François Bidard invece più che il letto preferisce divano e tv accesa, e pure Pello Bilbao riposerebbe e basta, ma a un certo punto teme che qualcuno lo tirerà dentro a una festa a sorpresa in cui gli toccherà cantare e ballare danze tipiche basche.

C’è poi la categoria degli stakanovisti: i corridori che prenderanno la bicicletta anche domani. Cesare Benedetti uscirà un’oretta con quella da corsa: per abitudine, soprattutto, ma anche perché “non mi viene in mente un modo migliore per usare il mio tempo”. Nicola Conci invece tirerà fuori la bici da passeggio e andrà a trovare le nonne, Fernanda e Mariapia: una abita a Pergine Valsugana, l’altra a Levico Terme, dieci chilometri in confronto a un Giro d’Italia sono uno scherzo. Anche Andrea Vendrame farà un pezzetto di strada: vuole andare a trovare il ragazzo che sulla salita verso San Martino di Castrozza l’ha aiutato a ripartire dopo il salto di catena. Ha scoperto che abita non lontano da casa sua, gli porterà una maglietta e il suo numero di gara.

A Richard Carapaz, infine, non importa molto dove sarà domani. Purché – dice – sia un posto tranquillo: “Ho bisogno di armonia per assimilare quello che è successo in questi giorni”. Accanto a sé troverà la maglia rosa, sua moglie e i sue due bambini, Aimy Sofia e Richard Santiago, il più grande, che sul podio delle premiazioni non aspettava altro che il suo papà stappasse lo spumante e lo spruzzasse sulla folla. Parlerà a lungo coi suoi genitori, Carapaz. Realizzerà un po’ meglio che ha vinto per davvero il Giro d’Italia, e che il senso di questo suo Giro, e dei Giri di tutti quelli che l’hanno corso e lo correranno, che l’hanno seguito e lo seguiranno, forse sta esattamente nel suggerimento che ha dato lui a sera inoltrata, quando tutti erano arrivati e qualcuno era già ripartito: “Spesso al mattino ci si sveglia e si scopre che i sogni sono svaniti... Invece i propri sogni bisogna cristallizzarli”. (LP-FC)

 

 

 

 

PS - Di questo e altro parleremo tra un po' nel nostro podcast notturno "Giroglifici - un programma tutto da decifrare". Non sappiamo ancora quando, ma se ci seguite a un certo punto vi manderemo tutti i link.

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