Ciclismo allo stato liquido

Noi la chiamiamo borraccia. Ce la ricordiamo in foto, tutta in alluminio, mentre passa dalla mano di Bartali a quella di Coppi, o viceversa (non si è mai saputo bene, in fondo cosa importa). Tutto il resto del mondo la chiama bidon, e grida queste cinque lettere goffe al passaggio di ogni corsa di biciclette: il bidon, che oggi è un banalissimo cilidretto di plastica industriale, finisce sempre vuoto, ma sempre magico, tra le mani di qualche spettatore. Bambini che urlano come pazzi o adulti che si agitano come bambini, non fa differenza. È il souvenir-reliquia di uno sport che regala tanto, talvolta persino oggetti. È il simbolo dell’elementare umanità dei campioni, ché pure loro soffrono la sete, e approfittano della disponibilità dei gregari, facendosi portare una borraccia dopo l'altra; le svuotano così come il pubblico, invitato senza biglietto a un lauto banchetto, svuota bottiglie, lattine, boccali e damigiane.

Dentro a questo bidon c'è tutto il ciclismo che ci piace, quello dissetante che unisce fenomeni e faticatori, giovani energici e attempati suiveur. Il ciclismo allo stato liquido che scorre come un racconto ben scritto, che si infiltra come una pioggia del Nord, che è un elisir che non ci stancheremo mai di bere, al punto da diventarne ubriachi e ancora oltre, almeno finché ci sarà qualcuno che a bordo strada, in mezzo a ciuffi d’erba ingiallita, continuerà a raccogliere il suo bidon e a portarselo a casa, in un misto di effimero stupore e gioia purissima.

Bidon - Ciclismo allo stato liquido nasce dall'esperienza della Redazione Ciclismo di Crampi Sportivi che - rafforzata per l’occasione - si toglie le rotelline e prova a pedalare sul pavé, col manubrio che già trema; nasce inizialmente come semplice officina che produce contenuti originali e che raccoglie quello che la redazione propone altrove; vuole essere, ora e finché ne avremo, un luogo con poche news e nessuna classifica, senza l’assillo dei clic, il conteggio delle battute, la ricerca del virale e il richiamo dell’hype. Un posto per storie e visioni, per raccontare di biciclette senza scadenze fisse, ma soltanto quando vien voglia di un sorso fresco. Per la sete, o anche solo per il gusto.