Classifica appunti del 22 maggio 2021

 

Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.

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Parcheggi riservati alle squadre, parcheggi riservati all'organizzazione, parcheggi riservati alla stampa. Molte strade sono chiuse per noi, siamo la causa di piccoli e grandi contrattempi, di ritardi improvvisi in un venerdì qualsiasi di tante persone. Due ragazze ben vestite vorrebbero lasciare l'auto qui, ci chiedono se stiamo andando via. Ma siamo appena arrivati.

«È qualcuno del Giro d'Italia», dice una all'altra con aria che colgo rassegnata, quasi infastidita nell'intonazione della parola qualcuno, che deduco contenga in sé considerazioni altre, valutazioni su di noi più profonde e credo irriferibili. 

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La frase pronunciata più spesso dai cronisti nel corso della tappa Ravenna-Verona:

«La situazione in corsa non è cambiata granché.»

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La nona foto che ho scattato durante questo Giro: Angela, che viene da Bogotá ma vive a Brescia da 25 anni, ha chiesto mezza giornata di permesso alla ditta di pulizie per cui lavora in modo da poter prendere il treno e arrivare a Verona in tempo per incitare Egan Bernal insieme a parenti e amici.

«Ho lavorato stamattina e poi ho detto alla mia capa 'Oggi pomeriggio vado al Giro, non mi interessa niente'. Per Egan facciamo tutto, e anche di più.»

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Ce l'ha fatta. Il suo lungo inseguimento si è compiuto quando sembrava che non fosse affar suo, che - come son soliti affermare certi fatalisti - "non era destino". Dopo aver tentato, fallito, riprovato e sbagliato ancora, Giacomo Nizzolo ha vinto una tappa in un grande giro, e da questo lato delle transenne ci si accorge dell'avvenuta rottura dell'incantesimo anche senza aver scorto bene i dettagli della volata.

La nuova è scandita dai solitamente composti massaggiatori della Qhubeka che si sbracciano festanti, anticipando con le loro urla di esultanza l'arrivo dei velocisti, i quali piovono come proiettili sul pezzo di Corso Porta Nuova che separa la linea del traguardo dall'ingresso in Piazza Bra. 

Nizzolo sfreccia davanti a noi con sorriso smagliante, l'unico dettaglio del suo volto identificabile a questa velocità. Un paio di secondi dopo distinguo la sagoma imponente di Max Walscheid, suo apripista, un braccio alzato come avesse vinto lui. E poi nuove urla, un coro dei tifosi, l'eccitazione dello speaker, abbracci, qualche lacrima.

Dieci anni di attese, pensieri, progetti e recriminazioni e poi tutto si compie così, in una manciata di secondi intensissimi e subito esauriti. Si è ricomposta la strana quiete dei post-tappa, la routine delle premiazioni sta per partire. Giacomo Nizzolo non è più l'eterno secondo; la sua prima vittoria al Giro è un fatto, è storia, è già passato. 

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Una dichiarazione a caldo di Nizzolo, primo al Giro dopo undici secondi posti:

«Forse il segreto era proprio questo: dovevo puntare ad arrivare secondo, per essere finalmente primo.»

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Una dichiarazione d'intenti di un esordiente al Giro:

«Sono qui per dare il mio contributo in tappe come oggi e portare le chiappe all'arrivo in quelle più dure.» (Attilio Viviani, senza troppi giri di parole, dalla tredicesima puntata di #GIROglifici2021)

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Sto camminando dal centro di Verona verso la sala stampa, che oggi è in zona fiera. Dice Maps che mancano due chilometri e seicento metri. Me lo conferma una giovane poliziotta intenta a deviare automobili, aggiungendo gentile: «È sicuro di volerci andare a piedi?». Sono sicuro, anche perché non ho grandi alternative. Ne approfitto per riascoltare l'audio di Angela da Bogotá. Taglio qualche secondo del coro Egan, Egan; divido la chiacchierata in due parti.

Intanto è uscito il sole, lo vedo nei riflessi brillanti del Canale Camuzzoni. Mi tolgo la giacca per approfittare di un tepore che tra qualche ora rimpiangerò: dicono che sullo Zoncolan farà un freddo cane.

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Una citazione con cui chiudere:

«Il grande ciclismo si scrive sulle salite, e la vittoria sullo Zoncolan mi rende ancora orgogliosa: devi ascoltare il tuo cuore e le tue gambe anziché guardare gli avversari, ma soprattutto credere nella possibilità di farcela». (Fabiana Luperini citata da Filippo Cauz nella cartolina pubblicata oggi sul sito del Giro)

 

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Puntate precedenti:
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A cura di Leonardo Piccione. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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