[Kings of Bidons] Miguel Eduardo Flórez López

Miguel Eduardo Flórez López è una di quelle persone che se potessero non parlerebbero mai. La sua voce è flebile, la sua cadenza lenta, eppure fa trasparire ad ogni parola uno slancio di sincerità. Gianni Savio lo ha portato all'Androni secondo strade diverse dal solito: non è andato a scovarlo in Colombia, perchè, come dice il DS piemontese "non posso prenderli tutti io". Ma dopo due anni segnati da infortuni alla Wilier ha deciso di dargli una chance nella sua squadra. Fiducia ripagata in fretta: prima corsa stagionale e prima vittoria in carriera per Miguel, alla tappa conclusiva della Vuelta al Tachira. Ora l'esordio al Giro: un po' ad aiutare i compagni, un po' in fuga, come ieri verso Anterselva: "Proviamo a turno ad entrare nelle fughe, qualche volta riesce anche a me. Altrimenti sto in gruppo vicino ai compagni. Li ascolto e ogni volta che hanno bisogno di qualcosa cerco di aiutarli, visto che sono tra quelli meno in forma della squadra". Un aiuto che passa anche dalle borracce, benché Miguel non sia un peso massimo (57 chili) e non riesca a caricarne troppe: "In genere ne prendo cinque".

Nonostante sia del dipartimento di Boyacá, la regione più ciclistica della Colombia, Flórez non è mai andato a raccogliere borracce da bambino: la sua fruizione delle corse era soprattutto davanti alla TV, insieme a suo padre. È nato a Duitama ma non ha fatto in tempo a vedere i mondiali colombiani, disputatisi un anno prima della sua nascita. A quei mondiali però deve il suo nome. Il padre li seguì con fervore, e si appassionò alle gesta di Indurain al punto da chiamare il suo primo figlio come lui. Miguel Flórez non ha un fratello di nome Prudencio, però: “Solo due sorelle”. La bicicletta per lui è uno stile di vita: “Mi piace sin da quando sono bambino e continua a piacermi anche ora che è il mio lavoro. Mi fa stare bene". E gli permette anche di girare il mondo: divide la sua vita tra un albergo di Cuorgnè, in Piemonte, e la Colombia, dove tornerà a fine Giro.

Intanto Miguel trova ogni giorno un po' di Colombia in gruppo. Durante le tappe si trova spesso a pedalare vicino ai suoi amici Chaves, López, Henao: "Parliamo di qualsiasi cosa, tranne che di ciclismo". E nemmeno di calcio: "E' proprio un cosa che non mi ha mai coinvolto". Un po' più spesso di musica: "Sempre colombiana. Amo la salsa, mi piace molto Carlos Vives Y Juanes". Ma soprattutto di casa: "Della famiglia, di automobili, di ristoranti". Perché secondo Miguel Flórez in certi luoghi l'Italia somiglia alla Colombia, ma è molto diversa in quanto a flora, fauna e, soprattutto, cibo: “In Italia è ottimo, ma non c'è niente come la nostra bandeja paisa, il mio piatto preferito. Mi manca molto. Se non conoscete questo piatto, cercatelo". (FC)

 

 

 

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