[Kings of Bidons] Olivier Le Gac

Olivier Le Gac non poteva che diventare un pesce pilota. La sua passione è da sempre la pesca: "Mi aiuta a recuperare dagli sforzi". Nella sua Groupama i corridori sono divisi in due gruppi, due banchi che sfidano correnti diverse. Da una parte gli scalatori, che risalgono torrenti affiancando Thibaut Pinot; dall'altra i passisti, impegnati a cavalcare l'onda per Arnaud Démare. Le Gac si è ritrovato in questo secondo gruppo, e così al Giro. Il suo compito è stato quello di assistere il velocista: nella prima parte di tappa facendo il pieno di borracce, nella seconda portandolo avanti: "Dai 5 ai 2 km al traguardo. Poi il mio lavoro finisce, perché non ho la punta di velocità per buttarmi in uno sprint”.

Ci sono tappe però in cui Démare non ha bisogno di assistenza: in quelle Olivier può approfittarne per andare in fuga. Come ieri verso San Martino di Castrozza, dove è arrivato decimo: "Ho bisogno di attaccare; non amo stare al sicuro nel gruppo, preferisco stare davanti e partire da lontano".

Per entrare nel treno di Démare, con cui condivide anche la stanza ("Ma i ritmi del Giro sono talmente serrati che appena finita la cena è già ora di dormire"), Olivier ha dovuto ripensare anche le proprie ambizioni. Da junior era stato campione del mondo (nel 2010, a Offida), tuttavia arrivato tra i professionisti si è messo al servizio degli altri: "Quando sono entrato in squadra ho capito che non potevo essere protagonista nelle corse di primo piano. Ma sono felice così: questa è una squadra in cui posso crescere".

La sua crescita è passata per cinque grandi giri completati: "Il più duro è stato il Tour del 2017, quando metà squadra finì fuori tempo massimo e a Parigi arrivammo in tre". E per la prima vittoria da pro, lo scorso anno alla 4 Giorni di Dunkerque. La crescita di un corridore però passa anche dalle cicatrici: alla prima volata di questo Giro, a Fucecchio, Le Gac si è trovato per terra a 400 metri dall'arrivo, caduto dopo essersi toccato con Davide Cimolai. "Quando si approccia una volata si fanno sempre cose un po' al limite. Ma Cimo lo conosco bene, abbiamo corso insieme fino all'anno scorso. Dopo la caduta ci siamo spiegati”. Pace suggellata con un bacino sulla fronte da parte del corridore della Israel Cycling: “Saremo sempre amici".

Le Gac non ha idea di cosa farà dopo aver smesso di correre: “Sono diplomato in Scienze e Tecniche dello Sport, quindi penso che questo resterà il mio mondo". Sa già benissimo invece cosa fare dalla prossima settimana: tornerà in Bretagna e riprenderà la canna da pesca. La pesca per lui è attesa, come una tappa pianeggiante: "Anche se in realtà preferisco quella dinamica, nei torrenti". La pesca che diventa uno sprint, quando si individua il pesce grosso: "Una volta ne ho preso uno lungo un metro e sessanta". O che resta pesca e basta: "Ciclismo e pesca danno emozioni diverse, ma a me piacciono entrambe". Parola di pesce pilota. (FC)

 

 

 

 

 

 

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