Tra Sanremo e Sanremo

A cura di Filippo Cauz e Leonardo Piccione

 

Questa sera comincia il Festivàl della Canzone Italiana, il secondo evento più famoso della città di Sanremo. Già, perché tra un mesetto, neanche il tempo di dimenticarsi riflettori e menestrelli, ed ecco che alle porte si staglierà il gruppone della Milano-Sanremo.

Strana vita questa della città dei fiori, che si trova sotto i riflettori di tutta Italia e oltre per due volte ogni anno, ma finisce per racchiudere tutta questa esposizione nell’arco di poche settimane. Tanto che c’è chi sostiene che varrebbe la pena unire le due occasioni, dare vita a una sorta di biathlon in cui si canta e si pedala, e alla fine a vincere è uno solo.

L’ipotesi, che in epoca di riforme del ciclismo non sarebbe così strampalata, sembra poco praticabile dinnanzi al conservatorismo del Festival di Sanremo, eppure di legami tra canzoni e ciclismo ce ne sono parecchi. Restringendo il campo, come da regolamento, alle sole canzoni italiane, ecco una piccola raccolta di melodie ciclistiche, per accompagnare il gruppo nella lunga pedalata attraverso la pianura padana, il Turchino e i colli, tanto lo sappiamo che finirà in volata.

 

Stadio - E mi alzo sui pedali

È da poco il 14 febbraio, anniversario di morte di Marco Pantani, quando Carlo Conti annuncia agli Stadio che hanno vinto il 66° Festival di Sanremo con “Un giorno mi dirai”. Gaetano Curreri, tra i ringraziamenti, cita i musicisti che, qualche anno prima, avevano collaborato con cui alla scrittura di “E mi alzo sui pedali”, canzone dedicata allo stesso Pantani e pensata come colonna sonora di “Il Pirata”, fiction Rai del 2007.

Il pezzo degli Stadio non è stato il primo né tantomeno l’ultimo incentrato sulla storia dello scalatore romagnolo, anzi si potrebbe facilmente redarre un elenco di una decina di canzoni sul tema: da Francesco Baccini ai Nomadi, da Riccardo Maffoni a Claudio Lolli, tanti artisti italiani si sono fatti ispirare dalla vicenda umana e sportiva di Pantani. “E mi alzo sui pedali” le rappresenta tutte bene, nella fusione dolce e malinconica di un testo e una musica adeguatissimi.

Perchè quelli come noi hanno voglia di sognare
E io dal Passo del Pordoi chiudo gli occhi e vedo il mare

 

Memo Remigi - Varese va

Ai cosiddetti “inni” dei mondiali ci hanno abituato da sempre il calcio e le sue notti magiche. Nel ciclismo, però, benchè il materiale non manchi, l’abitudine canora è assai più rara. Questo di Varese2008, anzi, è quasi un caso unico, e forse per questo indimenticabile. Un cantante in pensione da più di 20 anni, un testo concepito come un mantra, un ritmo studiato apposta per i trenini-samba dei tifosi, che immancabilmente riempirono quel pomeriggio di festa.

Il mondo è tanto grande e pieno di bellezze
che sono sparpagliate qua e là
ma qui son concentrate tutte in un fazzoletto
e solo un giro in bici basterà

 

Lucio Dalla - Sono in fuga

Sigla del Giro 2003, l’ultimo corso da Pantani, “Sono in fuga” è una perla poco nota di Lucio Dalla, mai inserita in nessuna compilation ufficiale del cantautore bolognese. Si tratta di una telefonata tra un uomo in fuga (letteralmente, durante una corsa in bicicletta) e la sua amata; un monologo fatto di sbuffi e frasi lasciate a metà, in cui l’ossessivo “sono in fuga”, ripetuto con lo stesso ritmo di una pedalata ben cadenzata, diventa motto, stile di vita, manifesto programmatico.

Forse sono già un po’ stanco, è la fatica che mi prende
io però non prendo niente perché tu sei il mio traguardo

 

Bepi & the Prismas - Falco Saoldèl

Tra tutti gli sport che l’uomo si è inventato, il ciclismo è probabilmente quello maggiormente legato al territorio. Una conseguenza inevitabile per uno sport che si svolge sulle strade che attraversiamo tutti ogni giorno. Così quando un corridore vince, porta idealmente sul podio tutti i protagonisti dele sue strade, tutti i compaesani che incrocia in ogni allenamento.

Quando Paolo Savoldelli ha vinto (con un gran numero) il suo secondo Giro d’Italia, è come se l’avesse vinto tutta la Val Seriana, dal panettiere di Casnigo al rocker di Rovetta, che ha voluto omaggiare il suo campione locale con quest’inno in bergamasco al quale ha voluto prestare la propria voce persino il Falco in persona.

Falco Saoldèl, Falco Saoldèl, al vé zo a ciot dal Murtiröl o dal Tonal
Falco Saoldèl, gnac a sunàga, al vé zo a ciot e töcc chi oter i la fa ‘n braga
(Falco Savoldelli, Falco Savoldelli, vien giù senza freni dal Mortirolo o dal Tonale
Falco Savoldelli, anche a suonargli, vien giù senza paura mentre gli altri se la fanno addosso)

 

Paolo Conte - Diavolo rosso

Leggenda vuole che proprio durante una fuga Giovanni Gerbi, pioniere del ciclismo italiano, fosse capitato nel mezzo di una processione cittadina. Il celebrante allora, per via della sua maglia rossa, esclamò in dialetto piemontese un “chial'è chel diau?!" (Chi è quel diavolo) che gli sarebbe valso soprannome e gloria imperitura.

Paolo Conte ha spesso incrociato i suoi racconti in musica con la storia, anzi le storie, del ciclismo. “Diavolo Rosso” è del 1982, ma già tre anni prima l’Italia aveva a lungo cantato “Bartali”, con quel naso triste come una salita, quelli occhi allegri da italiano in gita, tra i francesi che si incazzano (qui nella versione arrangiata per Bruno Lauzi). “Velocità silenziosa” è invece del 2008, ed è una grandiosa dichiarazione d’amore nei confronti di quel che rappresenta una bici, che si declama come una poesia, per volare via.

Diavolo rosso dimentica la strada
vieni qui con noi a bere un'aranciata
contro luce tutto il tempo se ne va.

 

Francesco de Gregori - Il bandito e il campione

Altro mostro sacro della canzone italiana, altra grande storia di ciclismo. Francesco De Gregori aveva composto “Il bandito e il campione” - ispirata all’amicizia tra Sante Pollastri, criminale e anarchico, e Costante Girardengo, sei volte vincitore della Milano-Sanremo - per suo fratello Luigi Grechi, ma nel 1993 il pezzo divenne uno dei più grandi successi del principe. La storia del presunto tradimento del campione nei confronti dell’amico d’infanzia è arcinota ma, prima dei libri e delle fiction, ce l’ha raccontata questa splendida canzone, ritmo allegro e verità amarissime.

Ti fece cadere la tua grande passione
di aspettare l’arrivo dell’amico campione.
Quel traguardo volante ti vide in manette,
brillavano al sole come due biciclette

 

Elio e le Storie Tese - Sono Felice

C’è chi loda i vincitori e chi ama gli ultimi, ma uno sport come il ciclismo offre l’occasione unica di innamorarsi della figura più snobbata al mondo: il secondo. Felice Gimondi, nell’immaginario di tanti, è uno degli “eterni secondi”. Opinione discutibile, a guardare il suo palmares, ma comprensibilissima a guardare quello di Eddy Merckx.

Resta comunque una figura ideale per scrivere una canzone, tanto che ci si è cimentato pure un altro sanremese doc come Enrico Ruggeri, puntando proprio sulla dicotomia tra Gimondi e il Cannibale. Gli Elii invece allargano il campo, perchè dietro al più forte che vince c’è una schiera di sconfitti (“mamma sono arrivato due”) che hanno bisogno di aiuto, ma non lo sanno dire.

A volte lui se ne va via, non mi sta neanche ad aspettare
Mi lascia con Bitossi, mi sembra di impazzire
Tanto che mi vorrei ritirare e sento in un minuto
tutti i ciclisti del mondo che hanno bisogno di aiuto

 

Têtes de Bois - Alfonsina e la bici

I Têtes de Bois sono, ad oggi, gli unici artisti italiani ad aver dedicato alla bicicletta non solo una o due canzoni, ma un album intero. Goodbike, pubblicato nel 2010, è arrivato secondo nella categoria “miglior disco assoluto” al Premio Tenco di quello stesso anno e il tour della band ispirato al disco, “Palco a Pedali”, è stato il primo al mondo alimentato interamente dall'energia prodotta dal pubblico in bicicletta.

Difficile selezionare un solo brano all’interno di un’opera cui ha collaborato anche Gianni Mura (autore del testo di “Le bal des cols”), ma “Alfonsina e la bici”, singolo di lancio del progetto, è sempre una scelta ottima ed emozionante. Nel video della canzone, Alfonsina Strada è Margherita Hack.

Ad una stella che mi guardava dalla cucina
ho dato il nome di Alfonsina.
Alfonsina arriverà comunque vada.

 

Paolo Belli - Intanto gira

Se si parla di musica leggera italiana e ciclismo, il momento cardine della stagione è uno solo: il Giro d’Italia, non tanto per le imbucate dei cantautori più bolliti al “Processo alla Tappa”, quanto per la sigla, quel virus che ti entra nelle orecchie per tre settimane di fila e non esce più. Abituati per tutti gli anni della nostra infanzia all’epico “Nessun Dorma” (benchè in precedenza ci fosse un più neutro Steven Schlaks), da un momento all’altro la tv italiana ci ha sorpresi diversificando di anno in anno.

Oggi si punta regolarmente sulle canzoni d’autore, alcune sono già elencate qui sopra, ma prima di arrivarci si è passati da un Pantani cantante ai Pitura Freska, sino a Gian Pieretti col suo leggendario tiattiattiratiattiattià. Prima, di mezzo e dopo, però, c’è stato solo un vero ras del ciclo-naz-pop, quel Paolo Belli che sulle strade del Giro ha trovato il senso della sua carriera musicale. Delle cinque escursioni di Belli (la eventuale parentela con Wladimir è da indagare) sulla strada delle sigle in rosa, la più memorabile resta la prima, quella del primo Giro su Mediaset, dove il jingle era il vero leit-motiv della trasmissione.

E’ come la vita che non dà la maglia rosa a chi si fermerà

 

Yo Yo Mundi - Freccia Vallona

Caso pressoché unico di canzone italiana dedicata a una classica, “Freccia Vallona” è il primo singolo in assoluto degli Yo Yo Mundi, poliedrico gruppo folk-rock piemontese (gruppo che peraltro dedicò un pezzo anche alla Bicicleta Vasca). Scritto nel 1988, il pezzo sublima una delle situazioni più ricorrenti e affascinanti delle corse di un giorno nel nord Europa: il corridore di medio livello che, in una rara giornata di grazia, riesce a staccare i campioni sui temibili muri in pavé belgi.

La folla si sposta con studiata cadenza
al ritmo dei miei ultimi colpi

 

Ornella Vanoni - Hanno ammazzato il Mario

Hanno ammazzato il Mario in bicicletta, e lo hanno ammazzato dal tram. Un po’ come il tram (che andava a Giambellino, non all’Ortica) che qualche anno fa ammazzò l’undicenne Giacomo in bicicletta, spinto a centro strada da una portiere spalancata. Li ammazzano ogni giorno in bicicletta, con i tram e con le portiere, con i cofani e soprattutto con le parole. Hanno ammazzato il Mario e hanno ammazzato Antoine, Marco, José María o Frank. E ne ammazzeranno altri ancora, ma il ciclismo ancora non ce l’hanno fatta ad ammazzarlo. Difficilmente riusciranno a farlo smettere di pedalare.

Era in salita ma pedalava in fretta
Poi l’€™han beccato e andava con fatica

 

Compagnia d'Arte Drummatica - Sul ciglio della strada

Già, perchè hai voglia a scrivere canzoni sulla bicicletta. Ce ne sono di bellissime e di curiose, e ancora più di dimenticabili in fretta, ma nessuna di queste riuscirà mai a riprodurre il suono vero del ciclismo. Quello del fruscio delle ruote, dei freni che fischiano, della folla ubriaca che urla e brinda. Non c’è canzone che riuscirà a riprodurlo questo suono, che è la musica più bella del mondo, quella che ci rapisce il cuore ogni volta che si torna in sella.

klang klang ueeeeee klang klang

 

 

 Immagine di copertina del Veloclub Adriano de Zan.

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