[Imola 2020] Interpretazione libera

È vero, all'inizio si legge GO KOALA, ma una volta presa la retta che porta alla Cima Gallisterna diventa tutto PANTANI, PANTANI, PANTANI. Prima di un W BUGNO qualcuno ha aggiunto anche CHAVES, FUGLSANG, persino PELLAUD, con una calligrafia un po' più sghemba, proprio all'altezza del trabattello che il padrone delle vicine vigne ha montato per portare i figli a vedere il mondiale, in tribuna privata.

La lingua d'asfalto su cui Julian Alaphilippe è scattato per andarsi a prendere la sua prima maglia iridata è un condensato del ciclismo degli ultimi 30 anni. L'hanno posato non più di un paio di settimane fa, quest’asfalto, di gran corsa come tutti i preparativi per il mondiale più last minute di sempre, ma ci è voluto poco perché su di esso comparissero le prime scritte. In gare ciclistiche come questa, il nero del nastro d'asfalto srotolato sulle colline è un foglio intonso su cui ognuno è chiamato al proprio contributo. Argomento fisso, interpretazione libera. Si parla di ciclismo, ma ciascuno lo declina come vuole. Il ciclismo può essere gioia e memoria, speranza e sofferenza, passione e illusione.

Il giorno in cui il mondiale di Imola è stato annunciato, Alaphilippe era impegnato su tutt'altro asfalto, decorato da scritte più attuali, dedicate a corridori francesi, spesso proprio a lui. Quel pomeriggio non era stato molto felice per Julian: nel finale della 5ª tappa, un passaggio di borraccia malandrino l'aveva privato della maglia gialla. Ma lo sconforto non è un'abitudine di Alaphilippe, men che meno in bicicletta, dove ogni corsa rappresenta un'occasione di rilancio.

Ieri pomeriggio Julian si era presentato alla stampa dicendo di aver imparato dai fallimenti dei precedenti mondiali. Ma subito dopo averlo detto si era fermato, un breve istante di riflessione e un chiarimento: «Non so però se si possano chiamare fallimenti… le cose non possono riuscire sempre». Ogni disegno ha bisogno di bozzetti prima di essere ultimato. Persino i bambini tratteggiano spesso gli stessi soggetti, cambiandoli di volta in volta, migliorandoli. Alaphilippe ha compreso chiaramente l'importanza di questa crescita, trasformando quella che lui stesso ha sempre chiamato "rabbia" in creatività.

Svelato nel giorno in cui Alaphilippe si era visto sottrarre il tubetto del giallo, il percorso di Imola si è presentato da subito ai suoi occhi come un grande foglio da riempire. E già nei pomeriggi di Tour, in una delle innumerevoli quanto infruttuose fughe in cui si è ficcato, mentre qualche funzionario in Romagna faceva i calcoli sulla quantità di bitume necessaria per riasfaltare le strade di Gallisterna, Alaphilippe ha cominciato a immaginare il proprio contributo da immortalare su quel foglio nuovo. Argomento fisso, interpretazione libera: questo è per lui il ciclismo. Oggi non gli restava che mettersi a disegnare. 

[Filippo Cauz - foto di Tornanti.cc]

 

 

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