[Kings of Bidons] Michael Schwarzmann

Ogni ciclista comincia da un quando: "Ero poco più che un bambino". Da un come: "Nello stesso condominio della mia famiglia viveva un tizio che gestiva un negozio di biciclette". E da un perché: "Un giorno questo signore mi portò a fare un giro su una delle sue bici: cominciai così". Ogni ciclista ha giorni buoni: "Il mio migliore tre anni fa alla Vuelta: secondo in volata". E altri meno buoni: "Il peggiore di questo Giro sicuramente quello del Mortirolo: in discesa ero congelato. Il peggiore di tutta la mia carriera invece non lo so di preciso: ho avuto molti giorni peggiori". Ogni ciclista ha un verbo che gli salta subito alla mente quando pensa all'acqua: "Bere". E uno quando pensa alla montagna: "Soffrire".

Tutti i ciclisti hanno una collocazione nella propria squadra: "Io sono un gregario". E un compito ben preciso: "Cerco di portare Pascal (Ackermann) nella miglior posizione prima della volata". Tutti i gregari si rendono utili: "Sono molto felice di essere un uomo squadra". Tutti hanno trovato un certo equilibrio con se stessi: "Ho 28 anni. Non sono vecchio, ma pian piano lo sto diventando. Quando ero un po' più giovane ho avuto le mie occasioni per vincere: adesso la mia parte sta nel supportare gli altri". Tutti si concedono un pizzico di libertà: "Una fuga ogni tanto". E tutti – ça va sans dire – trasportano borracce: "Nove o dieci, il massimo che riesco a ficcarmi sotto la maglia". Ma solo un gregario, nel corso di questo Giro d'Italia, si è spinto oltre tutto questo. O meglio: più che essersi spinto, Michael Schwarzmann ha spinto.

Lo scorso 24 maggio, al termine della tredicesima tappa della Corsa Rosa, il corridore tedesco era fermo insieme ai suoi compagni all'interno di una delle ammiraglie della Bora-Hansgrohe. La macchina si era impantanata nella fanghiglia del parcheggio di Lago Serrù, resa ancor più viscida da uno dei tipici acquazzoni di questo maggio. Allora Schwarzmann non si è fatto cogliere alla sprovvista: è sceso dall'auto e, con l'aiuto del direttore del Giro Mauro Vegni, ha cominciato a spingere il mezzo: "La macchina era troppo pesante e si era bloccata. Bisognava fare qualcosa. Io ero seduto sul sedile davanti e ho pensato che fosse il caso di dare il mio contributo".

Il fatto è che Michael Schwarzmann, nato a un'ora da Monaco di Baviera, ci tiene parecchio a questo Giro d'Italia, il suo primo in assoluto. L'anno scorso si fece male al Tour of the Alps, poco prima di partire per Gerusalemme, ma quest'anno non ha mancato l'appuntamento: "Il Giro è una corsa durissima. Queste condizioni meteo, queste montagne..." Però si possono fare begli incontri: "I tifosi sono profondamente entusiasti, ti rendono felice di essere nel loro Paese". E, soprattutto, si mangia bene: "Pizza, qualsiasi tipo di pizza. Davvero non importa come sia: basta che sia pizza!" (LP)

 

 

 

 

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