[Liegi - Bastogne - Liegi 2019] L'investitura

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    Seduto su un ramo a riflettere sull'esistenza. Cofondatore di Bidon, durante una pausa si è laureato in statistica. Fonti di ispirazione: le biciclette, l’Islanda, i pub di Oxford e Cristobal Jorquera.

A poche centinaia di metri dall’inizio della Redoute, in un tratto in discesa, Jakob Fuglsang è a ruota di Luis León Sánchez. Si direbbe tranquillo, in una botte di ferro – perché è così che ci si sente a ruota di quelli come Luis León Sánchez. Il fatto è che poco lontano da sé e dalla corazza rassicurante della sua squadra, Fuglsang scorge il solito, minaccioso, aquilino profilo di Julian Alaphilippe. Always him. Fuglsang guarda Alaphilippe discretamente, senza dare troppo nell’occhio, con la malcelata noncuranza di un gatto che prima di fiondarsi sulla preda si accerti di non essere gabbato da un altro. Solo che Alaphilippe più che un gatto è una volpe: gli sfuggono ben poche cose, figurarsi le occhiate di un Fuglsang. Si volta dunque, Alaphilippe. Rompendo il pathos annuncia a Fuglsang che oggi non ci sarà nessun duello; che la farebbe volentieri un’altra gitarella insieme a lui, per carità, loro due soli davanti a tutti a godere dell’intimità dolce ed esclusiva che dà la condizione dei più forti, tuttavia oggi le sue gambe sono quel che sono, sono fuscelli imbevuti di pioggia e non daranno la solita fiammata. Alaphilippe si gira verso Fuglsang e fa una cosa che fanno i campioni quando hanno classe e consistenza da vendere: augura all’avversario di vincere. Oggi sarà il suo giorno, finalmente.

Fuglsang incassa l’investitura del francese e la somma a quelle che ha messo da parte nel tempo, in una decina d’anni passata a fare la seconda scelta, il gregario di lusso, il nobile piazzato; prende il pronostico di Loulou Alaphilippe e lo ripone in una tasca della mantellina che sta per togliersi, accanto a quello di Loulou Fuglsang – sua moglie e sua nutrizionista – colei che domenica scorsa, dopo il 3° posto all’Amstel Gold Race, gli aveva anticipato il menu della settimana: “Vedrai” – aveva snocciolato – “Terzo oggi, secondo alla Freccia Vallone e primo alla Liegi-Bastogne-Liegi”.

Fuglsang attacca forte sulla Roche-aux-faucons. Stacca tutti tranne gli ottimi Woods e Formolo, infine anche Woods e Formolo, l’ultimo a resistere, che dopo la seconda accelerata del danese perde un metro, poi due, e tanto basta. Fuglsang vince la Liegi per realizzare gli auspici e soprattutto per riaffermare la logicità del ciclismo, che – si sa – è affare imprevedibile, ma qualche volta procede per linee del tutto comprensibili. Non dritte – non è per nulla dritta la curva dove Fuglsang rischia di ribaltarsi a cinque dall’arrivo – ma tenute comunque insieme da una logica ferrea: dopo un terzo e un secondo posto, è nell’ordine delle cose che arrivi un primo. Il ciclismo qualche volta è e un cruciverba facilitato, uno schema di puntini da unire. Appare semplice, persino banale: come chiudere scrivendo che la primavera di grazia di Fuglsang in fondo era già scritta nel suo bel cognome, che vuol dire “canto d’uccello”. Oppure osservando che la pioggia finisce, che prima o poi esce il sole e che le mogli hanno sempre ragione.

 

[La foto da Liegi è di Tornanti.cc]

 

 

 

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