Tarallucci e Giro: 30 maggio

Tarallucci e Giro è una raccolta mattutina di appunti del giorno prima. Un deposito di cose viste e sentite, dette e scritte. Per fare ordine, ma in qualche caso anche per aggiungere. 

Qui dentro si mischiano stili e riferimenti senza ritegno. Ci finiscono dentro pagelle e borracce, piccole analisi e brevi racconti, qualche foto e un buon numero di citazioni. Cominciamo.

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Ieri, 30 maggio, diciottesima tappa del Giro d'Italia, abbiamo parlato di:

- Miguel Eduardo Flórez López, gregario e gourmet della Androni, in Kings of Bidons, lo spazio riservato ai portaborracce;

- sagre, rotonde, capannoni e ciliegie, nello spunto post-tappa;

- tutto il resto (più o meno) nel diciassettesimo episodio di Giroglificiil nostro podcast dedicato al Giro.

Se non ne avete ancora abbastanza, qui di seguito qualche aggiunta.

 

LA MUSETTE DEL GIORNO

Borracce in fuga: In questo Giro d'Italia le fughe hanno la benedetta abitudine di arrivare, è vero, ma la riuscita dell'attacco di Cima, Maestri e Denz era davvero un evento prossimo all'inverosimile. Con un mix di bravura e calcoli (giusti - i loro; sbagliati - quelli del gruppo), i tre riescono ad arrivare a Santa Maria di Sala. O meglio ci arriva Cima, che vince - ma è un po' come se avessero vinto anche gli altri due.

Borraccia colorata: Con un cambio d'umore al limite del lunatico, lo sprinter tedesco passa dalla rabbia per essere stato sconfitto in volata da un fuggitivo alla soddisfazione per aver strappato la maglia ciclamino a Démare - e per aver fugato i dubbi residui: è lui il miglior velocista del Giro 2019.

Borraccia scolorita: L'approccio della Groupama all'ultima volata del Giro è stato prima rinunciatario (speriamo arrivi la fuga, così la maglia ciclamino è al sicuro), poi collaborativo (ok, siamo negli ultimi 2 chilometri, diamo una mano e giochiamoci 'sta volata). Vittima dei troppi calcoli e di una forma fisica in netto calo, Arnaud Démare ha vanificato in un pomeriggio di confusione tutta la fatica necessaria a superare le salite dei giorni scorsi.

Borraccia acciaccata: Protagonista assoluto della prima metà di Giro, Valerio Conti non è partito per la diciottesima tappa per via del riacutizzarsi di una cisti. Poteva finire decisamente meglio, ma il suo Giro resta memorabile. Tornerà.

 

VISTO AL GIRO

Ah che bell' 'o café

Sarà una tappa lunga e largamente noiosa: Guy Niv previdentemente si beve un espresso prima di partire.

Lettoni di montagna

Il Giro di Krists Neilands non sta andando secondo le aspettative, contrassegnato più da guai fisici che da risultati. Ad Anterselva però è stato finalmente protagonista di una bella fuga, e il giorno successivo alla partenza ha trovato un piccolo ma caloroso gruppo di lettoni ad applaudirlo. Ci viene il dubbio che fossero dei parenti, ma non abbiamo osato interrompere l'affettuoso incontro per chiedere.

Multitasking

C'è chi viene al Giro d'Italia per vincerlo e chi per salutare amici e parenti. Qualcuno viene per entrambe le cose, ad esempio Primož Roglič.

Festa di strada

Sul lungo rettilineo di Santa Maria di Sala ci sono il sorriso timido di Damiano Cima e i volti tesi di Pascal Ackermann e Rudiger Selig. Il primo ha vinto, il secondo è arrivato secondo ma forse ha vinto anche lui, solo che per saperlo non deve dare un colpo di reni ma fare un calcolo di punti. Non che lo faccia lui, Pascal si limita a fare ciò che fanno tutti gli spettatori di una corsa ciclistica: aspetta. Per poco tempo, fino a quando la sua massaggiatrice non riceve la conferma del risultato, il piazzamento di Arnaud Démare e la (quasi) certezza della conquista della maglia ciclamino. Da lì in poi, il rettilineo di Santa Maria di Sala è uno scenario da festa, si alzano urla, volano bottigliette, si susseguono baci e abbracci. Farà piacere un mazzo di ciclamini.

 

 

SENTITO AL GIRO

«Chi dice che questo Giro è chiuso non capisce niente di ciclismo e nemmeno della vita»
(Fabio Genovesi) 

 

 

 

 

 

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