[TdF2022] Questa tappa è mia

Selezioniamo il vincitore dell’ultima Parigi-Roubaix (Van Baarle), il vincitore di un Giro delle Fiandre (Bettiol), il vincitore di tutte le classiche Monumento tranne la Milano-Sanremo (Gilbert), un già campione del mondo in linea (Pedersen), l’attuale campione del mondo a cronometro (Ganna), gente che ha vinto tappe al Tour (Sánchez), gente che ha vinto tappe alla Vuelta (Sbaragli), gente che ha vinto tappe al Tour e alla Vuelta (Cort e Clarke), gente che ha vinto tappe al Tour e al Giro (Boasson Hagen e Kämna), gente che ha vinto tappe al Tour, al Giro e alla Vuelta (Izagirre), il corridore più vecchio in gara (ancora Gilbert, 40 anni e una settimana), quello più giovane (Simmons, 21 e due mesi), un paio di cronoman, un paio di scalatori, svariati classicomani, pistard nati e infine due giovincelli che da professionisti non hanno ancora vinto ma non tarderanno a farlo (Wright e Jorgenson). 

Prendiamo tutti loro – per un totale di venticinque unità, un campione senza dubbio rappresentativo del gruppo – e mandiamoli in avanscoperta nell’inaugurale giornata alpina del Tour, aperitivo d’alta montagna in cui il peloton si concede la prima vera tregua dell’edizione 2022: questa la ricetta della decima tappa. Poco più che un’entrée, sì, ma di qualità.

Due dozzine abbondanti di bei corridori: potrebbe vincere chiunque, se non fosse che nel ciclismo non vince mai chiunque. Nel ciclismo, come in un’indagine di Maigret, gli indizi veleggiano sotto il pelo dell’acqua per tutta la storia, apparentemente insignificanti, ben mimetizzati, salvo schizzare fuori a mistero risolto, svelandosi in tutta la loro necessità (Ma certo, non poteva che finire così! Come ho fatto a non arrivarci prima?).

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Testo: Leonardo Piccione

 

 

 

 

 

 

 

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