[TdF2022] Uno di quei giorni

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    Seduto su un ramo a riflettere sull'esistenza. Cofondatore di Bidon, durante una pausa si è laureato in statistica. Fonti di ispirazione: le biciclette, l’Islanda, i pub di Oxford e Cristobal Jorquera.

Come molte delle cose che ci rendono più sopportabile la vita, il pomeriggio di ciclismo più luminoso degli ultimi anni comincia con le sagome affiancate di Wout van Aert e Mathieu van der Poel.

Si guardano, si scambiano un cenno d’intesa, poi attaccano: in coppia, al chilometro zero, con la complicità che appartiene solo ai rivali. È un presagio, l’annuncio di una gioia che sarà per tutto il popolo: oggi è uno di quei giorni, oggi si fa la storia. 

Ce la ricorderemo, l’undicesima tappa del Tour 2022, per una serie talmente lunga di ragioni che provare a metterle in ordine è impresa persa in partenza. Raramente in questi anni ci era capitato di trovarci di fronte a una corsa capace di condensare in poco più di quattro ore tutto quello che un giorno ci fece innamorare di questo sport, e che nei 151 chilometri tra Albertville e il Col du Granon abbiamo ritrovato sublimato, trasfigurato nella luce bianca delle Alpi e offertoci a piene mani.

E ci siamo innamorati un’altra volta, e ci siamo detti che questo nostro tempo è un tempo balordo, è un tempo grigio e spaventoso, però abbiamo pur sempre le stelle in cielo, e le biciclette su per le montagne. 

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Testo: Leonardo Piccione
Foto: Tornanti.cc

 

 

 

 

 

 

 

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