[TdF2022] La strana coppia

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    Seduto su un ramo a riflettere sull'esistenza. Cofondatore di Bidon, durante una pausa si è laureato in statistica. Fonti di ispirazione: le biciclette, l’Islanda, i pub di Oxford e Cristobal Jorquera.

Tra le oltre dodicimilacinquecento coppie che poteva formare combinando i centocinquantanove corridori ancora in gara, il Galibier, romanziere sapiente come pochi, decide di scegliere una delle più curiose, impronosticabili e spiazzanti del Tour de France 2022.

Il primo ispirato dalla salita (dalle memorie che lo legano alle salite) e il secondo attivato dalla discesa (dalla libertà che gli suggeriscono le discese), Chris Froome e Tom Pidcock si scoprono compagni d’avventura agli albori del secondo tappone alpino, ricongiungendosi lungo la discesa verso Valloire, quando alla cima dell’Alpe d’Huez mancano ancora più di cento chilometri.

Condividono la lingua, la nazionalità e un obiettivo – soprattutto l’obiettivo: rientrare sui primi fuggitivi di giornata (Ciccone, Powless e Meintjes), poi – se il gruppo maglia gialla lo concederà – provare a giocarsi la vittoria di tappa. Per il resto, rappresentano quanto di più differente si possa pescare dentro il gruppo, nel variopinto mazzo di biografie, ciascuna somigliante a noi per questo o quel dettaglio, che sempre è il peloton.

Quattordici anni di differenza, Froome e Pidcock si trovano agli estremi opposti delle loro traiettorie di campioni: Froome corre il decimo Tour della carriera, Pidcock – che nel luglio del 2008, anno dell’esordio di Froome, compiva nove anni – il primo.

Froome insegue il canto del cigno, Pidcock il primo acuto. Froome troverà a incitarlo sul percorso due bambini, i suoi; Pidcock del bambino ha le fattezze. Froome, da sempre, corre più che altro per ossessione; Pidcock, finora, soprattutto per divertimento. Froome non avrebbe più nulla da chiedere al suo talento (talento che ha estratto a picconate dal suo corpo), ma continua a sottoporgli quesiti; Pidcock, che ha le stimmate del corridore universale (nel giro di sei mesi, gli ultimi, è diventato campione olimpico di mountain bike e campione del mondo di ciclocross) può chiedere talmente tanto alla sua classe che non sa da dove cominciare l’interrogazione.

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Testo: Leonardo Piccione
Foto: Tornanti.cc

 

 

 

 

 

 

 

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