La Danimarca ricava oltre il 40% della sua elettricità dal vento. La restante parte, non ci sorprenderebbe scoprirlo, la ottiene dalla passione dei suoi abitanti per il ciclismo, quello pedalato e quello festeggiato, difficile quantificare il totale di kilowatt che si sarebbe potuto generare questo pomeriggio mettendo a frutto gli applausi, le urla, gli incitamenti di varia natura che hanno fatto da ininterrotto sottofondo alle circa quattro ore e mezza di pedalata tra Roskilde e Nyborg, duecento chilometri, un ponte e tre côte in programma, tre minuscole graziose salitelle domate una dopo l’altra e senza troppo faticare da Magnus Cort Nielsen, padrone di casa e fuggitivo di giornata in compagnia del norvegese Sven Erik Bystrøm (Intermarché).

In cima alla Côte de Kårup Strandbakke, l’ultima - spariamola grossa - asperità altimetrica di giornata, il danese della EF ha esultato come se avesse vinto, da autentico principe di Danimarca e specialmente della classifica della maglia a pois, almeno per un giorno. Erano gli ultimi scampoli di gloria per la curiosa liaison scandinava, che in vista della Liaison du Grand Belt (il nome francese del grande ponte tra le isole di Selandia e Fionia) si è consensualmente sciolta, il solo Bystrøm a prolungare la fuga per un’altra manciata di innocui chilometri.

Lo sprint intermedio; un paio di cambi di direzione nervosi; la lunga volata per prendere il ponte; e infine il ponte, dove nulla accade, o quanto meno nulla di quanto ci si aspettasse, aria ce n’è ma non abbastanza, non trasversale al punto da ispirare i nostromi del gruppo. Una caduta atterra Lampaert, ma la maglia gialla trova modo, tempi e soprattutto compagni per rientrare e, poco più tardi, mettersi già che c’era al servizio del suo velocista, Jakobsen.

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Testo: Leonardo Piccione