[TdF2022] Le cose come vengono

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    Seduto su un ramo a riflettere sull'esistenza. Cofondatore di Bidon, durante una pausa si è laureato in statistica. Fonti di ispirazione: le biciclette, l’Islanda, i pub di Oxford e Cristobal Jorquera.

Sarà colpa nostra, che non esitiamo a subappaltare i nostri cuori a pedalatori fallibili, destinati per loro natura a ridurceli in mille pezzi, o sarà colpa di questo sport, che una domenica di luglio decide senza preavviso di mettere contro, in una sorta di crudele spareggio del destino, due dei campioni più belli e fragili della nostra epoca, garantendo solo a uno di essi di ritrovare la luce piena in un luogo adeguatamente denominato “Les Portes du Soleil”? 

È in questo limbo emozionale, esaltati dalla certezza che uno di essi ce l’avrebbe fatta e insieme lacerati dalla consapevolezza che l’altro avrebbe dovuto posporre il suo appuntamento con la redenzione, che abbiamo vissuto gli ultimi venti chilometri della nona tappa del Tour de France, allorché, accelerando sul tratto più duro del Pas de Morgins, Thibaut Pinot si era lanciato all’inseguimento di Bob Jungels, all’attacco solitario già da quaranta chilometri.

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Testo: Leonardo Piccione
Foto: Tornanti.cc

 

 

 

 

 

 

 

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