Quella matta della Fonsina

Il seguente brano è stato scritto da Alessandra Giardini per "il Centogiro". Il riferimento è all'edizione 1924 del Giro d'Italia maschile, la prima - e l'unica - con una donna tra i partecipanti.

 

A me piace correre da sola, e non mi interessa se davanti vanno più forte e si mettono d’accordo per tirare un po’ per uno e staccarmi ancora. Mi piace quando quelli che sono nel mio gruppetto piano piano cedono, un metro, dieci, poi molti di più, li sento tossire, tenere stretto il fiato con i denti perché proprio non ci credono di farsi staccare da una donna, magari domani se lo trovano scritto anche sui giornali che sono arrivati al traguardo dopo Alfonsina Morini maritata Strada. 

Quel santo di un uomo che quando l’ho sposato ero una bambina e i miei erano convinti che così mi avrebbero messo un freno, e che avrei messo al mondo un bambino dietro l’altro e addio bicicletta, ché non sta bene che una figlia vada a correre con i maschi con le cosce di fuori che tutti le possono vedere la gambe, il petto e la fatica. Luigi quel giorno mi aveva chiesto che regalo volessi e io non avevo voluto le perle di fiume come la cugina Fedora l’anno passato. Io sognavo una bicicletta, e Luigi, sant’uomo, mi aveva fatto contenta. Quando corro penso quasi sempre a lui. Perché con la bicicletta mi ha regalato la libertà, e lui invece l’hanno chiuso dentro l’ospedale dei matti e dicono che ha i nervi, ma quando mi fermo e lo vado a trovare con me è tutto un sorriso, e mi accarezza le mani. Qui al Giro d’Italia ci sono i premi in lire, e se vinco qualcosa porto tutto a lui, gli farà comodo là in mezzo ai matti. 

Ieri sono arrivata al traguardo troppo tardi, stava per fare buio, e volevano buttarmi fuori. Poi però il direttore della Gazzetta mi ha salvato, e posso correre ancora, e oggi arriviamo a casa mia, a Bologna, dentro l’ippodromo. Vorrei che venissero i miei fratelli. Elio che fa il muratore, Armando che è il becchino della Certosa, Riccardo che fa l’operaio all’azienda del gas. Ernesto e Lodovico lavorano alla fornace, Guglielmo fa il portinaio e Nella fa le ciabatte. Magari saranno troppo impegnati per venire a vedere quella matta della Fonsina. Sui titoli dei giornali mi chiamano il Diavolo in gonnella, ma io la sottana non me la metto mai. Alla partenza l’altro giorno mi hanno chiamato puttana, e ho fatto finta di non sentire. Una donna che corre il Giro d’Italia, ma dai. Nessuno di loro sa come mi sento quando corro e mi sembra di volare.