Tarallucci e Giro: 24 maggio

Tarallucci e Giro è una raccolta mattutina di appunti del giorno prima. Un deposito di cose viste e sentite, dette e scritte. Per fare ordine, ma in qualche caso anche per aggiungere. 

Qui dentro si mischiano stili e riferimenti senza ritegno. Ci finiscono dentro pagelle e borracce, piccole analisi e brevi racconti, qualche foto e un buon numero di citazioni. Cominciamo.

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Ieri, 24 maggio, tredicesima tappa del Giro d'Italia, abbiamo parlato di:

- Reto Hollenstein, gregario extra-large della Katusha, in Kings of Bidons, lo spazio riservato ai portaborracce;

- Le crepe nella diga del Lago Serrù, nello spunto post-tappa;

- tutto il resto (più o meno) nel tredicesimo episodio di Giroglificiil nostro podcast dedicato al Giro.

Se non ne avete ancora abbastanza, qui di seguito qualche aggiunta.

 

LA MUSETTE DEL GIORNO

Borraccia slacciata: L'obiettivo di Ilnur Zakarin era di risalire un po' di posizioni in classifica, per questo si è infilato nella fuga del mattino. Raggiunto. A furia di risalire, però, si è trovato anche al comando tra le prime nevi del Nivolet. Che non saranno quelle del Tatarstan ma possono diventare comunque di ispirazione. E mentre i compagni di fuga cominciavano a tremare, Ilnur ha lanciato il petto verso il cielo. Primo, in canottiera.

Borraccia organizzata: Anche Bauke Mollema voleva risalire posizioni in classifica, ma più che insierirsi in fuga l'ha proprio creata. Pronti, via, prima salita e mezza Trek all'attacco. Mollema organizza alla perfezione i suoi uomini e spaventa un po' tutta la concorrenza. Non troppo, perché una volta capito che il distacco non sarebbe sfuggito di mano, i big concedono ai residui dell'azione l'arrivo al traguardo.

Borracce incrociate: Vincenzo Nibali e Primoz Roglic sono i duellanti del Giro 2019. E non solo sui pedali. Si marcano a uomo come fosse una partita di calcio di terza categoria, mentre gli avversari provano ad attaccare o vengono azzoppati da guai meccanici. Alla fine arrivano soli, insieme, lontani da Zakarin. Senza stringersi la mano, che non è il momento della pace, ma il principio di una guerra.

Borraccia felice: Jan Polanc voleva difendere la maglia rosa, sapeva che sarebbe stata dura ma è arrivato esausto e contento. Lungo la salita finale si è detto "se la perdo, la perdo". Però non l'ha persa. 

 

VISTO AL GIRO

Lassù sulle montagne (I)

Il Giro non era mai arrivato sul Colle del Nivolet. Ma speriamo ci torni presto.

Conferenza stampa didattica

Nella piccola baita-museo sotto la diga del Serrù, se ci si annoia con Zakarin si può cambiare argomento.

Lassù sulle montagne (II)

Una tappa finalmente vivace al Giro. Nonostante l'incomprensibile disinteresse degli stambecchi del Gran Paradiso.

Fiumi

Nonostante la grande diga, un fiume di bici e ammiraglie è riuscito ad allagare il Nivolet.

 

SENTITO AL GIRO

«Il mio desiderio sarebbe avere un Giro d'Italia del curling»
(Anonimo su Raisport, è il sogno di tutti noi) 

«Intanto vittoria di Tortu sui centomila metri piani a Rieti»
(Collegamento da studio su Radio1)

«Questo piccolo paese sforna corridori come brioches»
(Emanuele Dotto alle prese con la Slovenia)

«Ecco il gruppetto di Nibali e Roglic, e alle loro palle l'altro gruppetto» 
(Andrea De Luca, anatomico)

«Una maglia rosa che si sta difendendo egregiosamente»
(Stefano Garzelli, egregio)

«Attenzione a questo piccolo, giovane. Giovane relativamente, scalatore spagnolo»
(Stefano Garzelli, anagrafico, alle prese con il 34enne Mikel Nieve)

«Sivakov sicuro vincitore di un possibile Giro»
(Stefano Garzelli, ipotetico)

 

 

 

 

 

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