Geraint, quell'altro

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    Scalatore da bancone, pistard da divano. Ama il rumore, i bratwurst, dormire e leggere seduto sul water. Ha visto il volto di Dio in tre occasioni: una volta era Joey Baron, le altre due Laurent Jalabert.

Geraint Thomas vive a Penarth, nel sud del Galles. Ama suonare la chitarra, tentare improbabili ricette in cucina, prendersi cura di ogni minimo dettaglio del motore della sua automobile.

A meno che uno non viva da quelle parti, non condivida le stesse passioni, o non lavori nel campo dell'animazione 3D o degli effetti visivi, è abbastanza improbabile avere a che fare con Geraint Thomas. A meno che uno non voglia interagire via Twitter con lui. Con Geraint Thomas. Quell'altro.

L'avvento dei social network ha ridotto le distanze tra i campioni dello sport e il loro pubblico. L'altra faccia della medaglia è stato però un aumento della confusione, e non c'è confusione più grande di quella generata da due persone chiamate con lo stesso nome. L'account Twitter di Geraint Thomas - il protagonista di questa storia - è semplicemente @geraintthomas, e la sua biografia in breve dice: "Non un ciclista, non possiedo nemmeno un cardigan giallo". Il nostro Geraint Thomas non è Geraint Thomas. Non quello.

Con l'avvicinarsi del Tour, cui il ciclista della Ineos parteciperà da campione uscente, abbiamo scambiato due parole con l'altro Geraint Thomas, un uomo che si prepara ad un luglio di continue notifiche.

«Ho sentito parlare per la prima volta di Geraint Thomas, quell'altro, poco prima delle olimpiadi di Londra. Qualcuno me lo fece notare, e trovai la cosa divertente. Da qualche parte devo avere anche una foto di me ai tempi con una finta medaglia d'oro. Ma poi la situazione è degenerata», racconta Geraint. 

«Avevo appena cominciato a usare Twitter quando la gente ha iniziato a coinvolgermi. Per errore, ovviamente. All'inizio è stato un po' fastidioso, se andate a vedere ci sono anche un po' di risposte innervosite, al punto che avevo pensato di chiudere l'account, ma quando mi sono reso conto di quanto fosse un errore comune ho cominciato a prenderla alla leggera. L'ironia non mi è mai mancata».

Leggere i tweet di Geraint in certi giorni è effettivamente uno spasso. Anche perchè, a differenza del titolato omonimo, il ciclismo non lo ha mai interessato più di tanto: «Sono un appassionato di meccanica, delle biciclette mi piace quello. Avevo una mountain bike, l'avevo anche ridipinta ed era venuta fuori orribile. Credo sia ancora in giro da qualche parte, o almeno dei pezzi».

I giorni nei quali il suo account Twitter si riempie di notifiche lo fanno sorridere e pure riflettere sulla leggerezza con cui si agisce sui social network: «Mi fa sempre ridere come la gente menzioni me senza notare che c'è una spunta di fianco al suo di nome, e non al mio!» 

Viene naturale chiedersi perchè Geraint non abbia ancora cambiato il suo nickname, in fondo ci vuole un attimo. «Qui viene il bello. Ho scritto alla Sky (oggi Ineos, ndB) per offrirglielo, anche per far cessare l'equivoco, ma mi hanno detto che non era necessario, che tutti conoscevano l'altro Geraint Thomas con il suo nickname, @GeraintThomas86. Però poco dopo è stato proprio l'account di Sky a taggarmi per sbaglio...»

Ad essere tratti in inganno sono anche i meno sospettabili, tanto che pure fuori dalla sfera virtuale Geraint ha dovuto puntualizzare. Lo scorso dicembre ha fatto inserire una piccola nota tra parentesi sul cartello del suo ufficio in università: (not the cyclist).

«È cominciata da un incontro con gli studenti a inizio semestre. Qualche genitore ha notato il nome e ha detto "Oh, allora sei tu quel docente!". Ma non è stata la cosa più assurda, eh. Il giorno dopo sono stato svegliato dalla radio locale che voleva intervistarmi in diretta, dopodiché mi hanno chiamato altre cinque radio. Alla sera ero in televisione. È stata una giornata movimentata, quella».

 

 

Nel frattempo, il cardigan giallo non è arrivato nemmeno a Natale, o al compleanno: «Ma mia sorella mi ha portato una maglietta gialla. E anche dei colleghi di Cardiff mi hanno regalato una t-shirt dello stesso colore. Non ho dubbi sul fatto che il mio guardaroba diventerà sempre più giallo in futuro».

Dovesse andare bene la prossima campagna francese del suo omonimo, Geraint potrebbe ricevere in regalo una maglia gialla originale, sarebbe anche l'occasione per incontrarsi. «Io e lui non ci siamo mai incontrati, per via delle vite impegnative che abbiamo entrambi (lui sicuramente più di me...), anche se penso che la cosa ci divertirebbe. Però negli anni ho incontrato qualche altro Geraint Thomas e so per certo che abbiamo tutti una cosa in comune: nessuno è in grado di pronunciare il nostro nome! Probabilmente se ci incontrassimo tutti sarebbe questo l'argomento di discussione».

 

 

(L'immagine di copertina e quella di chiusura sono state condivise da Geraint Thomas via Twitter, ovviamente)

 

 

 

 

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